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Circo Equestre Sgueglia" di Raffaele Viviani, opera tragicomica scritta nel 1922 ma ambientata nel primo Novecento. Napoli, un circo sgangherato sosta in città, nella speranza di racimolare denaro utile a sfamare i suoi affaticati artisti. Un carrozzone di clown tristi, starlette capricciose e acrobati malfermi. C’è sentore di miseria, è palpabile la sensazione che dietro un’apparente calma fatta di rassegnazione al proprio destino, si celino umori pronti a esplodere.

La narrazione è focalizzata su due disgraziate coppie: il clown Samuele e sua moglie Giannina, e il cavallerizzo Roberto con la compagna Zenobia. I loro tormenti e le loro sventure creano lo snodo centrale del testo: Samuele ama Giannina, che stanca di lui rifiuta di prestargli cure, innamorata del giovane siciliano Giannetto. Zenobia stravede per suo marito, che corre però appresso alla giovane Nicolina, figlia del padrone del circo. Samuele e Zenobia, rifiutano d’esser respinti, fingono di non capire ciò che accade sotto i loro occhi. Il risvolto sarà impietoso.

Il circo qui si fa grottesco buco della serratura da cui scandagliare l’animo umano, il pubblico è calato nella vicenda anche grazie alle musiche eseguite dal vivo, che creano un’atmosfera surreale. Ci si muove tra prosa, canti, accenni di danza, siparietti comici e movenze da teatro varietà’. Uno spettacolo che lascia positivamente storditi per la capacità di mescolare più generi che insieme formano un cangiante affresco, singolare e mai scontato.

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